venerdì 28 dicembre 2012

AUGURI PER UN NUOVO ANNO DI PACE E DI PROSPERITA' CONDIVISE

                                          Fiore di cappero con ape. Joppolo, 2012

Agostino Spataro augura un Nuovo Anno di pace e di prosperità condivise

Finchè c'è l'ape, c'è speranza...anche per noi.





Pensierino per vivere meglio:

“…L’uomo di propositi prosegue pieno di disprezzo. Lui non
perde mai la sua strada. Sa dove sta andando e cosa vuole.
Andando avanti raggiunge una grande lunghezza senza nessuna
larghezza e battuto, insudiciato e affaticato, alla fine consegue il
suo scopo, afferra il premio della sua perseveranza, della sua virtù,
del suo sano ottimismo: una menzognera pietra tombale sopra una
tomba scura e presto dimenticata…”

Joseph Conrad, in “Il reietto delle isole”.


Joppolo Giancaxio, 28 dicembre 2012

sabato 22 dicembre 2012

L'ILLUSIONE DEL GOVERNO APOLITICO



                                         L'arcobaleno sopra Montefamoso. Oggi

L’ILLUSIONE DEL GOVERNO APOLITICO

di Agostino Spataro

Ora che il tempo del governo dei “tecnici” è scaduto e Mario Monti parrebbe orientato a candidarsi alla guida di una concentrazione centrista si potranno comprendere meglio il senso e il fine del cosiddetto “governo apolitico”.
Ovviamente, ognuno è libero di fare le scelte che vuole, purché si esca dall’equivoco della soluzione tecnica, mai esistita, e che, in ogni caso, non ha prodotto i risultati promessi e/o attesi. Anzi! In questi tredici mesi, il debito pubblico e la disoccupazione sono cresciuti, mentre il risanamento è stato fatto a senso unico, in pratica a spese dei ceti medi e meno abbienti.
Comunque, di là degli esiti di questa esperienza, la probabile candidatura di Monti potrà aiutare a fare chiarezza, a sfatare il mito dell’apoliticità degli uomini, dei governi e, soprattutto, a ripristinare la corretta dialettica politica e parlamentare e il normale esercizio democratico del governo del Paese, di fatto “sospesi” durante l’ultimo anno.
Ciò detto, passiamo ad altro. Poiché, il nostro intento non è quello di occuparci della sorte personale dell’insigne professore, quanto dei problemi e delle polemiche che il suo governo “apolitico” ha  ingenerato e posto al centro del dibattito in corso e che, ancor più, lo saranno durante l’imminente campagna elettorale.

Si è fatta la lotta alla politica, quando al comando ci sono stati i “tecnici”
Quello di Monti è stato il primo governo, dichiaratamente e interamente, “tecnico” della storia repubblicana. Una forte anomalia, nel bel mezzo di una crisi strana e gestita con un approccio socialmente unilaterale, quasi come una rivincita dei più forti contro i più deboli i quali, nel corso degli ultimi decenni, erano riuscirti a strappare, con il lavoro e la lotta, alcune importanti conquiste sociali e contrattuali.
L’esecutivo Monti è stato insediato al culmine di un percorso, snodatosi per l’intero ventennio della “seconda repubblica”, in cui si sono alternati diversi governi presieduti da “tecnici” di area (Amato, Ciampi, Dini).
Insomma, è stata fatta una campagna incessante, distruttrice contro la politica (antipolitica), contro i politici rappresentati come il male maggiore, talvolta con qualche ragione, ma non si è detto che, nei fatti, questa lunga transizione (1992-2012) è stata caratterizzata, pilotata da governi diretti da “tecnici” “prestati” alla politica e non più restituiti alle professioni originarie.
Ai nomi prima citati, si possono associare anche quelli del professor Romano Prodi e dell’imprenditore Silvio Berlusconi i quali, per quanto diversamente connotati sul piano politico e morale, pur essendo stati votati dagli elettori, non sono politici di professione, ma personalità scelte per le loro caratteristiche prevalentemente tecniche: il primo per essere stato un importante manager d’aziende di Stato, il secondo perché ricco proprietario di un impero mediatico e non solo.
Se ci fate caso, in questo ventennio, abbiamo avuto, per un breve periodo e per vie un po’ traverse, un solo capo di governo che può definirsi politico a tutti gli effetti: l’on. Massimo D’Alema. 
Crisi della politica o volontà di annichilimento da parte dei poteri extraparlamentari?
Comunque sia, questo è il dato reale cui non fanno cenno le ben orchestrate campagne mediatiche mirate ad  eccitare l’opinione pubblica contro la “casta” dei politici (sottraendo le altre “caste” al pubblico ludibrio) e ad evocare come “soluzione” il “governo tecnico”, apolitico, non ideologico, ecc. Magari, in attesa che arrivi il “gran governo” diretta espressione di banche e di oligopoli.

I governi “apolitici” e l’iniqua distribuzione della ricchezza della Nazione
Una colossale manipolazione della realtà che ha deviato l’attenzione della gente dai veri interessi in campo (spesso inconfessabili) e creato, alimentato, l’illusione che il buon governo deve essere “apolitico” ossia diretto da tecnici super partes.
E così abbiamo visto avvicendarsi, alla guida dei governi e delle più alte istituzioni dello Stato, tecnici che hanno conseguito, all’ombra della politica durante la vituperata “prima repubblica”,  splendide carriere e accumulato ricchezze inusitate.
Sia chiaro: nessuno vuole fare sconti al ceto politico e parlamentare che si è prestato a questo gioco  perverso, accollandosi gravissime responsabilità nella gestione della crisi, ma solo rilevare che la malfamata “politica” non ha dominato, come si vuol far credere, il governo effettivo del Paese e tantomeno deciso le scelte fondamentali del suo sviluppo.
Il risultato? Basta andare a vedere cosa è cambiato durante la “seconda repubblica”. Poiché, molto è cambiato a favore di gruppi ristretti di imprenditori e di affaristi della finanza ossia la  vera “casta” dominante di cui nessuno parla o scrive sui giornali.
Sono stati profondamente modificati lo schema, i meccanismi di distribuzione della ricchezza nazionale prodotta dai lavoratori. Le statistiche più recenti ci dicono che il 10% dei dichiaranti possiede il 47% dei beni e della ricchezza del Paese. Se ci mettessimo le enormi ricchezze non dichiarate (e non tassate), tali percentuale andrebbe ben oltre il 50%.
Un risultato clamoroso che genera nuove ingiustizie, nuove povertà. A tali ricchezze l’uscente governo “tecnico” non ha voluto (o potuto) imporre nemmeno una patrimoniale, un’imposta una tantum, come ha fatto, in Francia, il nuovo governo socialista.

Il “porcellum” il male maggiore
Le cause della crisi italiana sono diverse, molteplici. Tuttavia, ritengo che in cima alla lista ci sia la vigente legge elettorale “porcata” che nega agli elettori il diritto al voto di preferenza e trasferisce  ai capi-partito, ossia ad una ristretta cerchia di persone, il potere di nominare, nei fatti, il Parlamento della Repubblica. Tutto ciò è inaccettabile oltre che disastroso per la democrazia italiana. 
La legge, attribuita al leghista Calderoli, in realtà è stata da quasi tutti voluta e da tutti usata ed abusata.
Il “porcellum” è un cancro per la democrazia, ma per i gruppi dirigenti/dominanti dei partiti è divenuto una pacchia poiché consente di perpetuare cordate e ruoli parlamentari senza essere legittimati dal voto (democratico) di preferenza.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’infiacchimento, il discredito del ruolo costituzionale del Parlamento e un diffuso sentimento d’insofferenza verso la politica (antipolitica) che ha indotto settori importanti della società a invocare il governo “apolitico”.
Si poteva, si doveva abolire, quanto meno modificare, questa legge ignobile. Invece, nulla! Per la terza volta, si andrà a votare col “porcellum”.
Al PD, che- chissà perché- si è opposto risolutamente alla re-introduzione del voto di preferenza, va dato atto dello sforzo ammirevole di volere, con le “primarie”, attenuare il danno e consentire una partecipazione di base alle scelte di una quota di candidati. Meglio del nulla degli altri partiti!
Tuttavia, le vere primarie sono il voto di preferenza! Uno solo, e numerico, per evitare brogli e/o la compravendita di voti.
Se si vogliono fare le primarie bisogna introdurle nell’ordinamento, con una legge ad hoc che le regolamenti e le renda obbligatorie per i partiti che attingono al finanziamento pubblico.
Purtroppo, a febbraio, nonostante le “primarie”, le “primariette”, le “parlamentarie”, i decaloghi berlusconiani, le aperture alla “società civile” (come se l’altra fosse “incivile” o “militare”) dei centristi vecchi e nuovi, avremo un ricambio minimo e una grande lottizzazione di parlamentari.
Esattamente, il contrario di quanto sarebbe necessario per affrontare in altro modo la crisi e anche per avviare una nuova fase costituente. E per evitare la minaccia, sempre incombente, di un nuovo governo “tecnico”.

                        Agostino Spataro

22 dicembre 2012  

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“Rassicurare i mercati, ma anche gli italiani”

“Operazione- Monti: è questa la giusta via?”








  
 





venerdì 14 dicembre 2012

COME PREVISTO: IL CAIRO NON E' BERLINO

Il Cairo non è Berlino

dicembre - 14 - 2012

Come previsto, la rivoluzione degli “internauti” si è fermata a Piazza Tahrir. In Egitto, il potere è nelle mani di Morsi e dei Fratelli musulmani, con la compiacenza delle Forze armate del vecchio regime. E’ successo quel che si temeva: in Egitto come in Libia, in Tunisia. Domani, il copione potrebbe ripetersi in Siria. Insomma, è stata aperta la porta per cacciare il tiranno ed è entrato il dragone!

L’opinione pubblica, italiana ed europea, è sconcertata, preoccupata per le pretese di predominio, anche ideologico, che intende attribuirsi il presidente egiziano Morsi per conto della sua organizzazione “I fratelli musulmani”. Molti, fra governanti, analisti e inviati di grido, che hanno appoggiato, senza riserve, le “rivolte” dello scorso anno, ora fingono di strapparsi le vesti per le tradite promesse di libertà e laicità, di benessere economico e civile. Evidentemente, la gran parte di tali soggetti continua a fingere, a ingannare le opinioni pubbliche che, in buona fede, hanno incoraggiato le “rivoluzioni”, le “primavere” arabe. Giacchè intuivano, sapevano, o avrebbero dovuto, quel che si stava apparecchiando.
E dire che lo intuimmo perfino noi che viviamo, appartati, in uno sperduto borgo siciliano, come si può verificare da questo articolo (in: www.infomedi.it/rivolta-egitto.htm)  scritto agli inizi delle manifestazioni di piazza Tahrir, quando ancora Mubarak non aveva abbandonato il potere.
Ora, il problema non è di chi l’ha detto prima (anche se chi lo ha detto dopo non ha titoli per rivendicare granché), ma di capire perchè tali ”soggetti”, che sapevano quello che stava accadendo, e sarebbe accaduto dopo “piazza Tahrir”, non l’hanno detto e/o scritto.
Probabilmente, per accompagnare la “rivoluzione” nella braccia dei Fratelli musulmani. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non solo in Egitto, ma anche in Tunisia, in Libia. Ora, sia chiaro, nessuno desidera difendere l’operato dei “rais” destituiti e/o eliminati (per altro tutti “amici” e soci di vari governanti occidentali), ma solo tentare di ristabilire la verità dei fatti e delle intenzioni che vi stanno dietro.
Lo scriviamo da decenni: i diversi regimi arabi sono tutti, più o meno, autoritari, assolutisti. Più che “Stati canaglia” sono “Stati-caserma”. E’ giusto quindi che i giovani, le donne, i cittadini si ribellino a tali sistemi e pratiche illiberali ed è altrettanto giusto che la comunità internazionale (non solo alcuni paesi NATO) li aiuti a liberarsi dal giogo opprimente. Ma senza nuove guerre e, soprattutto, con l'obiettivo di andare avanti, nel segno della democrazia, del pluralismo, della libertà, della laicità e non per andare indietro, come sta avvenendo in tutti i Paesi “liberati”.
Insomma, appare evidente che in questi Paesi è in atto una drammatica regressione politica e culturale (anche rispetto ai vecchi regimi) che nessuno dei grandi media illumina, forse perché troppo concentrati sulla Siria a… spianare la strada del potere ai Fratelli musulmani, amici dell’Arabia Saudita e degli americani. Sappiamo che in Siria c’è una dittatura, ma deve essere quel popolo a liberarsene con le proprie forze e con i propri mezzi e non con armi e forze straniere come quelle provenienti dalla Francia e da altri paesi della Nato che sembra sia stata trasformata in un nuovo gendarme del mondo.
Tutto ciò è inaccettabile, anche perchè si interviene soltanto contro i dittatori “disubbidienti” e si lasciano indisturbati i dittatori “amici”, in Medio Oriente e in altre regioni del Pianeta. E', forse, questo il "nuovo ordine mondiale"?
In realtà, si tratta di pericolose ingerenze e di guerre costosissime per i bilanci dei Paesi partecipanti, fra cui l'Italia, nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria che sta seriamente intaccando i livelli di occupazione e di reddito e il sistema di protezione sociale. Invece di fare guerre in casa d’altri, i governi della Nato dovrebbero prima guardare in casa propria ed occuparsi delle  condizioni di vita della (nostra) gente, della (non più) libera informazione, dei diritti civili e sociali (al lavoro, allo studio, alla salute, ecc).
Per altro, agiscono in nome della Nato che dovrebbe essere sciolta giacché, dopo il crollo e la dissoluzione del Patto di Varsavia, non ha più alcun motivo di esistere. Infatti, fu creata (nel 1949) per difendere l’Europa occidentale dal presunto pericolo “comunista” dell’Unione Sovietica. Pericolo inesistente- come abbiamo visto- poiché quei regimi, statalisti e autoritari, si sono autodistrutti da soli.  Un nuovo ordine mondiale è necessario, perfino urgente, ma deve essere progettato e approvato, nel segno della pace e della cooperazione fra i popoli, all’interno di una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite e sulla base dei nuovi equilibri maturati e di nuove regole rispettaose della libertà e sovranità degli Stati.
Per intanto, tornando alle “rivoluzioni” arabe, sarebbe il caso che Qualcuno risponda ad alcuni, inquietanti interrogativi che l’opinione pubblica si pone.
Perchè le potenze occidentali della Nato (Usa, Gran Bretagna, Francia e la povera Italia) le hanno appoggiate, anche militarmente, pur conoscendo la realtà delle cose e le conseguenze politiche cui si andava incontro?
Dove si vuole andare a parare? Qual'è la (nuova) dottrina politica e militare? Forse, nel mondo arabo si è deciso di cambiare cavallo: dal dittatore logoro, ormai “scomodo”, alla potente organizzazione dei Fratelli musulmani che, per sua natura e statuto, è contraria alle legittime e laiche rivendicazioni degli internauti e dei progressisti in genere?
In ballo ci sono, come sempre, non le libertà dei popoli arabi, ma il loro petrolio e i grandi flussi di petrodollari che approdano comodamente in Europa e negli Usa. Petrolio e petrodollari ossia due elementi molto appetibili che hanno fatto la fortuna di petrolieri e banchieri d'Occidente e principi regnanti d'Oriente.
Vedremo. Ma se così dovesse essere non si sta facendo un buon servizio per la pace e per la libertà del mondo arabo, per la cooperazione e il progresso pacifico dell’area mediterranea, per la stabilità dei Paesi del Sud Europa, e in generale per i buoni rapporti fra Europa e mondo arabo.

                       Agostino Spataro



mercoledì 5 dicembre 2012

"L'Islam politique" (french edition) su Amazon Kindle

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L'ISLAM POLITIQUE- Des origines à Ben Laden (French Edition)
 
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L'ISLAM POLITIQUE- Des origines à Ben Laden (French Edition) [Kindle Edition]

Agostino Spataro



Book Description

December 4, 2012
Afin de faire comprendre les termes et les protagonistes du débat e du conflit entre musulmans et entre Occident et Orient, dans ce livre Agostino Spataro fait « parler » surtout les auteurs arabes de diverses tendances et quelque spécialiste occidental.
Il en résulte un contexte animé, riche, contradictoire qui s’entrecroise avec les événements tragiques actuels, démontrant que la bataille idéale et politique reste ouverte et imprévisible dans ses résultats. Comme la « printemps arabe » a démontrée.

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domenica 2 dicembre 2012

"SICILIA, IL DECENNIO BIANCO" SU AMAZON KINDLE


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SICILIA, IL DECENNIO BIANCO- Una magnifica desolazione (I libri del Centro Studi Mediterranei) (Italian Edition)
 
 

   Agostino Spataro


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Product Description

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Un “decennio bianco” che ha segnato la vita della Regione Sicilia in questo nuovo secolo. Bianco per il colore politico dei due “governatori”che lo hanno guidato ossia Cuffaro e Lombardo, ex democristiani, famosi per avere innalzato il clientelismo a un livello “scientifico”.
Entrambi dimessisi, in anticipo, in conseguenza di gravi provvedimenti giudiziari.
Decennio (in) bianco per le riforme annunciate e non attuate, per l’inconcludenza, per la sterilità dei suoi esiti, politici e di governo, che ha bruciato cospicue risorse finanziarie e ogni speranza di cambiamento, nello sviluppo e nella legalità.

Product details

  • Format: Kindle Edition
  • File Size: 1031 KB
  • Publisher: Centro Studi Mediterranei (17 Nov 2012)
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  • Language: Italian
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