mercoledì 25 settembre 2013

PERCHE' I TRAFFICANTI D'IMMIGRATI PREFERISCONO SBARCARE A LAMPEDUSA?






Un articolo dell'aprile 2011 che credo conservi la sua, (più) drammatica attualità. a.s.

Le strane rotte dell’immigrazione

di Agostino Spataro

…Piuttosto appare una trovata stravagante, in contrasto con la dura realtà della posizione italiana, stretta tra una Francia "ostile" che chiude le frontiere, un' Europa scarsamente solidale e altre masse di disperati che premono per entrare. Perciò la gente è preoccupata e vuol sapere quando durerà questo fenomeno, a dimensione addirittura intercontinentale, che quasi per intero transita attraverso le Pelagie e la Sicilia. Lo ha confermato giovedì alla Camera il ministro dell' Interno, Roberto Maroni: nell' ultimo trimestre sono sbarcate in Italia (in verità in Sicilia) 25.867 persone, delle quali circa 23.352 a Lampedusa e le altri duemila su altre coste siciliane. Un' esplosione di arrivi di gente disperata che alimenta fenomeni laceranti di sradicamento, di travaso di masse umane da un continente a un altro di cui la Sicilia rappresenta il collo dell' imbuto. Questa immagine rende l' idea del ruolo attuale della Sicilia come principale, unica via di sbocco dei migranti clandestini raccolti nel grande raccoglitore nordafricano e verso il contenitore Europa che li dovrebbe accogliere. Dai porti tunisini e libici partono immigrati provenienti da vari Paesi africani della costa nord-orientale (Tunisia, Somalia, Eritrea, Abissinia, Egitto) e da quella atlantica (Nigeria, Camerun, Ghana, Senegal, Marocco) e dai Paesi asiatici (Sri Lanka, Cina, Iraq, Palestina, Filippine, Indonesia). La situazione potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni a causa del conflitto in Costa d' Avorio, dove grazie all' interventismo di Sarkozy (ancora lui) si potrebbero creare un milione di profughi. Che non andranno certo a cercare pace e lavoro nel confinante poverissimo Burkina Faso ma, come gli altri, saranno indotti a seguire la via contorta verso il Nord Africa e quindi a tentare lo sbarco in Sicilia. Prima i flussi andavano per rotte diverse, oggi convergono quasi tutti su Lampedusa. Perciò sarebbe il caso che le autorità preposte cominciassero a indagarne le misteriose ragioni per offrire risposte rassicuranti alle tante domande della gente. La prima: perché gli immigrati provenienti dai Paesi atlantici africani non intraprendono la via costiera, meno pericolosa, attraverso la quale potrebbero raggiungere agevolmente la Spagna sbarcando sulle isole Canarie o superando lo stretto di Gibilterra (34 chilometri di mare)? Invece preferiscono sobbarcarsi diverse migliaia di chilometri di arido deserto per giungere nella Libia del "feroce" Gheddafi e qui consegnarsi ai trafficanti di carne umana, ai quali pagano passaggi salatissimi, e sperare di arrivare salvi a Lampedusa dopo circa 300 chilometri di mare e oltre 400 sulla costa siciliana. I barconi potrebbero approdare sulle isole di Malta (anche questa è Europa) che incontrano cento chilometri prima di quelle siciliane. E invece non vi sbarcano quasi mai. L' ultima tragedia (almeno 150 vittime) è illuminante dell' assurdità di tali percorsi. Com' è noto, il barcone era in acque territoriali maltesi (entro 18 chilometri dalla costa) quando ha lanciato l' allarme captato dalle autorità maltesi, le quali, invece di inviare i loro mezzi di soccorso, lo hanno smistato a quelle italiane che hanno spedito le motovedette da Lampedusa, ossia da una distanza di 70 chilometri dal luogo, perdendo tempo preziosissimo. Se i maltesi, invece di seguire questa contorta procedura, fossero intervenuti direttamente, forse si sarebbe evitata la strage. Infine, perché la gran parte degli immigrati provenienti dall' Africa orientale e dai vari Paesi asiatici vengono a sbarcare sulle coste siciliane e meridionali, quando potrebbero approdare più agevolmente a Cipro, a Creta oppure sulla terraferma in Grecia e in Bulgaria? Anche questa è Europa. Se rischiano la vita per venire in Sicilia, una ragione deve esserci, o forse più d' una. Al governo la risposta e soprattutto la responsabilità di operare, con politiche nuove di cooperazione e di contenimento, per giungere a uno sforzo condiviso degli oneri e degli interventi sia sul piano nazionale sia europeo. Scaricare questo fardello su Lampedusa e sulla Sicilia è ingiusto, inaccettabile. È come trasformare l' emergenza in una modalità corrente dell' Italia e dell' Europa di porsi in relazione con un fenomeno così vasto e sconvolgente.
AGOSTINO SPATARO 09 aprile 2011 1 sez. PALERMO



domenica 15 settembre 2013

BORGES IN SICILIA, intervista di Agostino Spataro a Maria Kodama

Aeroporto di Buones Aires (ottobre 2010), Agostino Spataro intervista  per "La Repubblica" (vedi file sotto) Maria Kodama, vedova di Jorge Luis Borges, a proposito del viaggio in   Sicilia.


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/26/borges-in-sicilia-maria-kodama.html

sabato 14 settembre 2013

QUANTO ERA BELLO IL NOSTRO "68"....AGRIGENTINO

Ad Agrigento e provincia, studenti e operai uniti dettero vita a un bellissimo "68", uno dei rari esempi, in Italia, di convergenza di lotta e di proposta, proficua ed esaltante al tempo stesso.
Vi propongo queste foto (del 1970) di una delle tante manifestazioni ad Agrigento che ho trovato fra le carte ingiallite...

SI GUARDI CHI PUO'
Io sono quello con l'eskimo e gli occhiali scuri (per non farmi riconoscere dal maresciallo Vaccaro della questura che mi aveva già denunciato e ammonito). Precauzione scherzosa, anche se la denuncia me la presi davvero.
Accanto a me (sotto l'effige del compagno Ho Chi Min) c'è Maurizio Iacono, il filosofo, in giacca e cravatta e non era ancora il preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa.
            saluti a tutti.
                          (a.s.)