venerdì 25 maggio 2018

CIOCCOLATA


La schiavitù è tornata*

di Agostino Spataro


(Immigrati internati in Libia. Foto da Google)



… Arrivati in America, li aspettavano i mercati degli schiavi, in cui erano venduti per la seconda volta come bestie, e poi il lavoro nelle piantagioni. In quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni. Ma questo non rendeva meno amara la cioccolata che le dame europee gustavano per essere alla moda…”

1...      Zero dignità. Si vogliono solo i loro corpi, le loro braccia                                                         Chi pensava che la schiavitù fosse definitivamente scomparsa si dovrà ricredere alla luce di quanto avviene di losco nel mercato del lavoro e dell’emigrazione clandestina che è una variante tragica del primo.
Secondo tali meccanismi, gli individui, soprattutto i più emarginati e meno tutelati, non sono più esseri umani, ma merce da acquistare e da vendere per pochi euro, bestie da sfruttare e spedire su camion piom­bati, da traghettare su battelli precari verso i paesi di questo Occidente immemore e ipocrita.
“Nel ventunesimo secolo la schiavitù è una realtà in piena espansione a livello mondiale.              Le Nazioni Unite stimano che la crescita avvenga a un ritmo senza precedenti.  Oggi si 

contano almeno 27 milioni di schiaviQuesta nuova schiavitù è in grado di produrre, a detta dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), profitti annuali che si aggirano intorno ai 31
miliardi di dollari. L’esplosione demografica e le grandi migrazioni, insieme alla globalizzazione,
hanno incrementato questo mercato. «L’aumento della schiavitù è legato alla globalizzazione»
concorda Kevin Bates, autore di Ending Slavery: How We Will Free Today's Slaves.”*
 *Loretta Napoleoni in “Economia canaglia”
Una condizione drammatica che i nostri occhi non vedono forse perché abbagliati dal luccichio che promana il dio-mercato che sta stravol­gendo il sistema delle relazioni umane e portando il mondo sull’orlo della catastrofe.
Come se in queste nostre società “opulente” anche il sentimento della pietà umana si stia spegnendo nelle nostre menti alienate e terrorizzate da certa propaganda, a contatto con l’arido deserto creato intorno a noi da egoismi sfrenati e devastanti.

Una logica folle che - nel migliore dei casi- considera le persone “ca­pitale umano”, “risorsa umana”. Una fraseologia “moderna” che, in realtà, serve per edulcorare una concezione abietta che giunge a giusti­ficare, a tollerare, anche la tratta, su vasta scala, di uomini, donne e bambini.

2...    Un commercio turpe, lucroso e criminale che non potrebbe continuare a svolgersi senza la complicità di settori importanti preposti ai controlli e senza il beneplacito dei grandi utilizzatori finali della “merce”.
Una moderna schiavitù che si diffonde in barba alle leggi nazionali e alle convenzioni internazionali e in aperto spregio dei valori umanitari e di libertà che stanno alla base delle nostre Costituzioni e società.
Che cosa significa, oggi, essere un migrante? Lo spiega un noto scrittore cinese, Tash Aw: “Oggi il livello di depravazione con il quale si accompagnano i flussi migratori nel Sud Est Asiatico cancella ogni traccia dei passati sogni di riscatto. Zero dignità. Ai tempi dei nonni emigrare in un altro Paese poteva cambiarti la vita. Pensiamo agli italiani sbarcati in America. O ai cinesi in viaggio verso Singapore o la Malesia. I paesi di approdo erano luoghi dove costruivi il tuo futuro. Dove creavi la tua famiglia, mettevi radici. Oggi invece i migranti lavoravo a contratto. Devono dare il 30% dello stipendio al loro agente. Dopo tre anni sono costretti ad andarsene. Il Paese ti caccia via. Oggi l’immigrazione è sfrutta­mento. A farne le spese sono soprattutto donne e giovani.
I flussi si mescolano spesso ai trafficanti d’organi. Migliaia di persone che finiscono perseguitate. Le organizzazioni per i diritti umani non hanno sufficienti risorse per garantire loro sicurezza. Vengono lasciati in una sorta di limbo, trattati come schiavi, senza protezione. Un de­stino crudele che potrebbe essere evitato semplicemente riconoscendo la provenienza di ciascuno di loro. Invece vogliamo solo i loro corpi. Non capisco perché ci siamo ridotti a sfruttare così altri esseri umani, a farli lavorare senza dare loro la possibilità di costruirsi un futuro”.  ( intervista Tash Aw, autore di "Stranieri su un molo")

3...       La vecchia schiavitù                                                                                                                    E’ questo l'aspetto, forse, più inquietante del nuovo ciclo mondiale delle migrazioni che, oltre a creare nuovi dissesti sociali e morali nelle società d’origine e di destinazione, produce forme diverse di schiavitù la quale, abolita ufficialmente dalla convenzione di Ginevra del 1926, oggi ritorna sotto nuove vesti e si afferma anche nelle nostre civilissime contrade.
Solo per dare un’idea di che cosa fu lo schiavismo nei secoli trascorsi (dal XVI al XIX), ecco un brano tratto da: http://www.studiarapido.it/tratta-degli-schiavi-africani/
“… I principali protagonisti della tratta diventarono i Paesi Bassi, la Gran Bretagna, la Francia. Le loro rotte costituirono il cosiddetto commercio triangolare, il cui elemento portante, per circa quattro secoli, fu la domanda europea di zucchero, cotone e altri prodotti di piantagione, e che collegava le economie di tre continenti attraverso un percorso che può essere schematicamente riassunto in tre tappe:
1) le navi lasciavano i porti dell’Europa alla volta dell’Africa con beni e mercanzie utili all’acquisto degli schiavi (armi, polvere da sparo, tessuti, perle, rum); ultimato il carico di schiavi lungo le coste africane, le navi facevano rotta per il Brasile o i Caraibi, dove gli schiavi finivano a lavorare nelle piantagioni;
2) dall’America le navi salpavano alla volta dell’Europa, ripor­tando prodotti di piantagione (zucchero, caffè, cotone, tabacco, riso). Gli schiavi venivano stipati sul ponte inferiore delle navi in spazi alti tra gli 80 e i 120 centimetri.


                                                                 Le principali rotte delle navi "negriere"

I sorveglianti li spogliavano, li rasavano a zero perché non si copris­sero di parassiti, li marchiavano a fuoco su una spalla, poi li incate­navano, li facevano sdraiare a terra e li incastravano l’uno accanto all’altro. Due volte a settimana venivano trascinati in coperta e lavati con sec­chiate d’acqua. Poi erano costretti a danzare perché i loro muscoli non si indebolissero.
Il pasto consisteva in una zuppa di riso e fave, accompagnata ogni tanto da rum allungato con l’acqua. Erano tanti a morire durante il viaggio tra malattie come lo scorbuto e la dissenteria e spietate re­pressioni dopo le rivolte.
3) arrivati in America, li aspettavano i mercati degli schiavi, in cui erano venduti per la seconda volta come bestie, e poi il lavoro nelle piantagioni. In quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni. Ma questo non rendeva meno amara la cioccolata che le dame europee gustavano per essere alla moda…”
Trafficanti europei e non solo. Anche gli arabi furono forti sostenitori dello schiavismo atlantico. Gli europei infatti non avevano grande esperienza nel pro­cacciarsi schiavi, quindi si rivolsero a chi controllava tutti i traffici africani, ovvero gli arabi. La richiesta di schiavi si duplicò, e le attività dei cacciatori di uomini divennero più intense, andando sempre più addentro al continente afri­cano. In sostanza, gli europei si recavano presso i mercati della costa orientale, o quelli più interni, e acquistavano gli schiavi presso i mer­canti musulmani (80%) o presso i mercanti africani (20%)… Le squadre di cacciatori di schiavi erano formate da trenta - quaranta persone bene armate, che potevano avere ragione di centinaia di indi­geni nudi e ululanti.” 
(http://zweilawyer.com/2012/02/13/islam-e-schiavismo-una-storia dimenti­cata/)

4…  Il mercato della prostituzione in Italia e in Europa
Tutti sanno, ma quasi nessuno denuncia, interviene. Lo sa anche il Parlamento italiano che, negli anni scorsi, ha promosso un’interessante indagine sulla “Tratta degli esseri umani” che documenta l’estensione e l’abiezione del fenomeno e contribuisce a ridefinire il concetto stesso di schiavitù alla luce della citata Convenzione di Ginevra e della più recente normativa europea:
“La schiavitù è il possesso in un uomo e l’esercizio da parte di questo, sopra un altro uomo, di tutti o di alcuni degli attributi della proprietà. In tal modo, dunque, la schiavitù è identificata come l’espressione su­prema della reificazione umana.”
Non so quanti dei nostri parlamentari, ministri, alti funzionari, impren­ditori, amministratori locali, operatori del diritto, giusvaloristi abbiano letto e applicato le risultanze di questa indagine.
Non molti, visto che non ha avuto alcun seguito. Tuttavia, il docu­mento parla chiaro e nessuno può chiamarsi fuori.  La tratta, infatti, esiste e colpisce diverse categorie di persone ridotte in stato di schiavitù.
In Italia, in Europa, non nella repubblica centro-africana di Bokassa!
A cominciare dal mercato del sesso, per l’appunto, che - secondo le stime dell’Interpol - solo in Italia supera le 50.000 unità “tutte trattate come schiave.”
In Europa, sono almeno mezzo milione le donne, di diversa naziona­lità, avviate al mercato della prostituzione che (cito dal documento conclusivo) “si traduce in un vero e proprio business del valore oscil­lante fra i 5-7 miliardi di dollari l’anno e ciascuna donna “trattata” vale 120-150 mila dollari l’anno.
 Questo denaro- continua il citato documento- nelle mani della crimi­nalità organizzata, alimenta la corruzione e consente- e allo stesso tempo impone- una capillare gestione di questo mercato”.
Il triste fenomeno non riguarda soltanto decine di migliaia di donne immigrate (africane, asiatiche, sudamericane ed anche europee) in gran parte minorenni, ma anche migliaia di schiavi-bambini costretti a ele­mosinare, a rubare, quando non sottoposti all’espianto di organi da tra­piantare.
Queste e altre pratiche rientrano perfettamente nella tipologia della schiavitù come definita dalle leggi e dalle convenzioni internazionali vigenti. Eppure quasi nessuno si scandalizza e agisce di conseguenza…

 *da https://www.ibs.it/immigrazione-moderna-schiavitu-paese-che-libro-agostino-spataro/e/9788892338661
Articolo connesso:
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/10511-agostino-spataro-il-diritto-di-non-emigrare.html

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